di Tobia Morandi
Incontriamo Massimo Petrassi, esperto di protezione civile e tutela ambientale, curatore del sito www.protezionecivileonline.it, autore di numerose pubblicazioni sulla materia, designato quale rappresentante della Provincia di Roma nel Consiglio Direttivo del Parco Regionale dei Castelli Romani.
Consigliere ci parli del Parco Regionale dei Castelli Romani.
La legge quadro nazionale sulle aree protette, la n. 394 del 1991, in attuazione degli articoli 9 e 32 della Costituzione, detta i princìpi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese. In conformità con questa norma nazionale, il Parco Regionale dei Castelli Romani – secondo i dettami della legge regionale n. 2/1984 – tutela l’integrità delle caratteristiche naturali e culturali del vulcano laziale dei monti Albani e valorizza le risorse ai fini di una razionale fruizione da parte dei cittadini, ciò per contribuire al riequilibro territoriale ed allo sviluppo sociale ed economico delle popolazioni interessate. La Legge regionale 29/1997 detta le norme in materia di aree naturali protette regionali, tra cui il Parco dei Castelli Romani. I 15 comuni che rientrano nell’area protetta sono: Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priora e Velletri.
Qual’è la situazione attuale?
L’articolo 14 della legge regionale 29/1997 – Consiglio Direttivo e Presidente, sancisce che il Consiglio direttivo dura in carica per la durata del mandato del Presidente della Giunta regionale che lo ha costituito ed è rinnovato entro quarantacinque giorni dalla data dell’insediamento delle nuova Giunta regionale, in conformità alle disposizioni della legge regionale 3 febbraio 1993, n. 12 (Disciplina transitoria del rinnovo degli organi amministrativi di competenza della Regione Lazio). La Giunta si è insediata ad Aprile 2010 ma il Parco Regionale dei Castelli Romani, come tutti gli altri Parchi regionali, ad Agosto 2010, è stato commissariato e lo è tuttora. Questo nonostante la Regione abbia ricevuto tutte le designazioni dei vari Enti, previste dalla stessa norma.Che significa ciò?
Che il Consiglio direttivo, espressione dei cittadini dei Comuni del Parco, delle Associazioni ambientaliste e della Provincia di Roma, non può (art. 14 della legge 29/1997 ed art. 10 dello Statuto) applicare il regolamento ed il piano dell’area naturale protetta, lo statuto dell’ente di gestione, adottare i bilanci preventivi e consuntivi, stilare il programma pluriennale di promozione economico e sociale ed i progetti per l’utilizzazione dei fondi destinati agli investimenti, esercitare i poteri di indirizzo e controllo per la gestione dell’ente in conformità alle direttive della Regione e deliberare in ordine alle altre questioni amministrative di carattere generale non rientranti nelle competenze del direttore o non delegate al presidente. Inoltre, non essendo insediato, non può nominare il Direttore del Parco.
Risultato: il blocco totale dell’attività sia amministrativa che di promozione. Mancanza di programmazione della didattica, rinunciando a diffondere tra gli studenti ed i cittadini una cultura della tutela dell’ambiente e della conoscenza del territorio, utili strumenti per il rispetto dell’ambiente. Mancanza di promozione turistica, impensabile a ridosso della primavera e della stagione estiva, gravissima in un momento di crisi economica. Una comunicazione fortemente carente, il giornale del Parco fermo al n. 3 del 2010 e la notizia più recente nell’home page del sito è di dicembre 2010, che non è di certo auspicabile per un Ente che ha nella sua mission anche l’importante obiettivo di “…contribuire al riequilibro territoriale ed allo sviluppo sociale ed economico delle popolazioni interessate”.
In conclusione?
L’auspicio che il Parco non paghi colpe e ritardi ad esso estranei. Che le alchimie ed i veti politici non “sgambettino” un’istituzione nata per un fine alto e di contrasto a quegli interessi di parte contrari al bene comune. Un’Istituzione che ha perso troppo tempo e che rischia di perderne ancora e con esso il treno dello sviluppo di tutto il territorio.
Da http://www.waltermarketing.it/lobefaro/nl_06.htlm
Mercoledì 2 Marzo 2011